BDSM. I racconti di chi lo pratica.

BDSM

I racconti di chi lo pratica.

Quando si tratta di argomenti come questo, come feci anche per il tema sul genere non binario, preferisco lasciare spazio e dar voce a chi è direttamente coinvolto. Da qui l’idea di intervistare persone che praticano il BDSM, per scardinare i pregiudizi negativi di cui è imbevuto questo mondo.

Ma prima di iniziare ad entrare nelle storie di chi mi ha permesso di essere intervistato, è importante spiegare qualche parola che potrebbe risultare sconosciuta ai meno esperti. Una sorta di vocabolario BDSM (le parole sono nell’ordine in cui le troverete nel testo):

  • BDSM: Bondage / Disciplina, Dominazione/ Sottomissione, Sadismo / Masochismo: un acronimo spesso usato come termine ombrello per riferirsi alla totalità delle pratiche di gioco.
  • Fetish: specifica ossessione o interesse per un oggetto o esperienza.
  • Master o Mistress / slave: una relazione consensuale in cui una persona esercita il controllo (il Master o la Mistress) quando gli viene concesso da un altra persona (la / lo slave) per reciproco vantaggio. Una forma estrema di D / s che di solito comporta una relazione 24/7 e non un breve periodo di tempo. La /lo slave di solito accetta un collare dal proprio Master / Mistress per dimostrare la sua appartenenza.
  • Safeword: una parola prestabilita che può essere utilizzata per forzare l’interruzione dell’attività BDSM.
  • Vanilla: Qualcuno che non è appassionato di BDSM o non lo conosce. Indica anche il comportamento sessuale che non comprende l’attività BDSM.
  • Verberazione: fustigazione
  • Switch: persona a cui piace essere fare sia da top che da bottom, nella stessa scena o in diverse occasioni.
  • Bottom: all’interno di una scena è la persona che riceve la sensazione fisica dal top, che cede il controllo al top.
  • Top: persona che compie l’azione (in contrasto con il bottom – persona che riceve l’azione).
  • Kink: descrive una gamma di pratiche sessuali non convenzionali
  • Play party: un evento BDSM che coinvolge molte persone impegnate in scene.
  • Flogger: Termine inglese che indica genericamente gli strumenti di fustigazione dotati di più lacinie.
  • Shibari: è uno stile giapponese di bondage che implica legare il bottom usando le corde.
  • SSC: acronimo di “sicuro, sano e consensuale”
  • RACK: Rischio consensuale consapevole del rischio, un protocollo di sicurezza usato per determinare l’adeguatezza del gioco BDSM.

 

La storia di Liliana (nome di fantasia):

Come definiresti a parole tue il BDSM?

Innanzitutto la sigla bdsm sta per bondage, disciplina, dominazione, sottomissione, sadismo, masochismo. A  parole mie lo definirei sia come un modo un po’ trasgressivo e particolare di vivere la propria sessualità, che come un vero e proprio stile di vita. Poi decide la persona a che “livello” arrivare, se tenerlo lontano dalla quotidianità e trarne beneficio solo nella sfera sessuale o se integrarlo di più fino a farlo diventare un lavoro vero e proprio. 

Come ti sei avvicinat* a questo mondo?

È una storia un po’ strana, è iniziato tutto in modo piuttosto casuale. Diversi anni fa facevo danza classica e ginnastica artistica, per qualche motivo i piedi, il collo del piede, le punte delle ballerine, mi affascinavano tantissimo e mi allenavo molto anche per conto mio per ottenere un collo del piede ben sviluppato. Un giorno per caso ho trovato su Instagram una pagina che postava foto di piedi delle ballerine, ginnaste o ragazze che hanno un collo del piede sviluppato e ho deciso di inviare anche io una mia foto. Quella pagina aveva iniziato a seguirmi, soltanto che pochi giorni dopo mi sono accorta che aveva cambiato nome e tipo di foto, diventando una pagina fetish che pubblica foto di piedi femminili in generale. 

Per un paio di anni non ci ho più pensato, finché un giorno ho pubblicato senza un particolare motivo una foto dei miei piedi con lo smalto nella mia storia e questa pagina che mi seguiva già da allora, mi ha scritto chiedendomi se poteva pubblicarla e io ho risposto di sì. Da quella volta, siccome la page mi ha taggata, una marea di schiavi e feticisti dei piedi mi ha scritto, inizialmente ero un po’ spaesata ma trovavo molto intrigante e divertente parlare con loro, finché poi ho conosciuto uno schiavo con cui ho costruito una vera e propria amicizia e mi ha spiegato numerosissime cose riguardo il fetish e il bdsm. Più avanti ho iniziato a fare sessioni virtuali, poi dal vivo, a conoscere nuovi schiavi, tra cui il mio attuale schiavo personale. 

Cosa significa schiavo personale? 

Lo schiavo personale è colui che a differenza degli altri schiavi, appartiene solo ed esclusivamente a una determinata padrona, da quest’ultima in molti casi gli viene consegnato un collare per determinarne la proprietà. 

Lo schiavo personale non paga le sessioni, però serve la mistress in qualunque cosa lei abbia bisogno, per esempio può pulirle la casa, preparare da mangiare, fare la spesa o fare commissioni di vario tipo e omaggia la miss con regali, cene fuori e quant’altro. Inoltre, ovviamente la ama incondizionatamente. 

Senti di appartenere ad un ruolo in particolare? Se si quale?

Nonostante io sia una persona introversa mi sento di appartenere al ruolo dominante, nella vita di tutti i giorni soprattutto per quanto riguarda le cose che mi piacciono, sono molto ambiziosa e sicura di me. Allo stesso tempo però una parte di me, nella sfera sessuale e di coppia ama lasciarsi dominare, infatti con il mio parter mi piace farmi sottomettere durante il sesso, però solo con lui. 

Parlandone a livello emotivo, cosa senti quando pratichi BDSM?

Quando pratico bdsm con gli schiavi a livello emotivo percepisco una carica a assurda, sento quel brivido che solo ed esclusivamente la trasgressione è in grado di fornire. Mi sento importante, rispettata e ammirata. Inoltre in quei momenti penso di essere particolarmente empatica perchè mi rendo conto meglio che con il dolore che sto infliggendo in realtà sto donando piacere all’altra persona e ciò mi da molta soddisfazione. Infatti secondo me praticare bdsm non è da pazzi fuori di testa, è un modo per dare e/o ricevere piacere, solo un po’ diverso e positivamente trasgressivo. 

Per quanto riguarda il bdsm nella mia vita privata non lo pratico sempre, ma quando lo pratico sono io che mi faccio sottomettere dal mio partner, ed emotivamente sento di riuscire a scaricare lo stress e le tensioni che la vita quotidiana mi fa pesare. Riesco in quei momenti a lasciarmi andare e cedere il controllo a un’altra persona, ciò che ne consegue finito il “gioco” è uno stato di rilassamento fantastico. 

Durante la pratica, utilizzi strumenti in particolare? Se si, ti va di parlarmene e descrivere la loro funzione e il modo in cui si possono utilizzare?

Con gli schiavi utilizzo fruste/frustini, palette, candele, ghiaccio, sigarette, tacchi, manette, benda per occhi ecc..in realtà ci si può sbizzarrire veramente con qualunque cosa, purché si abbia un po’ di riguardo e attenzione. 

Fruste e frustini chiaramente servono per frustare lo schiavo, solitamente nella schiena, nel lato b, un po’ dappertutto ma solitamente non in faccia. Le palette sono degli oggetti fatti apposta per sculacciare, alcune di queste sono molto interessanti perché hanno dei disegni o delle scritte in rilievo che lasciano lo stampo nel sedere dopo la sculacciata, li trovo simpatici. Le candele vengono usate invece per versare la cera calda sopra il corpo dello slave, io mi diverto molto ad alternarla con il ghiaccio e quindi far provare a sequenza alternata caldo e freddo allo schiavo, in vari punti del corpo, il ghiaccio come ho appena descritto viene usato per essere sciolto nel corpo del sottomesso per esempio in modo alternato alla cera, faccio anche dei giochini in cui impongo di tenere il ghiaccio il alcune parti del corpo per un tot di secondi che conto ad alta voce, mentre nel frattempo pratichiamo dell’altro, la cosa divertente è che appunto le pratiche di possono combinare facilmente. Per quanto riguarda le sigarette, essendo una fumatrice ordino allo schiavo in questione di farmi da posacenere umano, ciò significa che faccio cadere la cenere dentro la sua bocca e poi spengo il filtro della sigaretta sulla sua lingua o da qualche parte nel suo corpo, una volta l’ho spenta su una chiappa haha. I tacchi li uso sia per creare l’atmosfera sensuale che serve, che per mettere in atto una pratica chiamata “trampling”, nella quale la mistress cammina sopra lo schiavo, ciò si può fare ovviamente anche senza tacchi. Inoltre la maggior parte degli schiavi sono feticisti dei piedi e molti anche dei tacchi, per cui sono utili per l’eccitazione mentale della persona sottomessa. Le manette servono a limitare/bloccare i movimenti e le parti del corpo dello slave, in modo tale da poter praticare qualcosa su di lui senza che si possa muovere. La benda invece serve per bendare gli occhi, è molto intrigante perché tutto improvvisamente diventa un mistero per lo schiavo e non sa mai cosa gli aspetta, il bello sta proprio nell’incognita di quello che succederà. 

Consenso, safeword, sicurezza e rispetto: perché sono importanti?

Non a caso infatti le tre regole base del bdsm sono sano, sicuro e consenziente. Il consenso, come in qualunque contesto sessuale, deve esserci ed è importante perché altrimenti non ha senso praticare bdsm se a una delle parti coinvolte non piace o non convince, è una cosa fatta per il piacere reciproco e se non se ne trae piacere non ha senso farlo. 

Le safeword sono molto importanti perché mentre si pratica bdsm si deve avere la possibilità di interrompere o diminuire l’intensità di qualunque pratica e in qualunque momento. Devono essere parole che non c’entrano nulla con il gioco in atto, per esempio io, come tanti altri, uso i colori, rosso per fermarsi, giallo per diminuire. 

La sicurezza è importante perché non si ha a che fare con un peluche ma con una persona in carne ed ossa, quindi se si decide di svolgere una pratica bisogna essere sicuri di saperla fare, altrimenti si rischia di provocare danni anche gravi. Per esempio tra le pratiche estreme bdsm troviamo il clinical, non è affatto facile e poiché prevede anche l’uso di aghi, siringhe e quant’altro c’è un elevato rischio di provocare danni e infezioni se non si è ben preparati, per cui l’importante è essere consapevoli di cosa si sa e cosa non si sa fare.

Il rispetto, come per quanto riguarda ogni cosa, è fondamentale, senza di esso non si costruisce nulla, uno schiavo che non ha rispetto della mistress non dovrebbe nemmeno considerarsi tale, ma vale la stessa cosa anche al contrario perché la mistress da piacere allo slave attraverso il suo “far male” e se non c’è rispetto si può anche lasciare perdere questo mondo. 

Per quanto ti riguarda, pratichi BDSM solamente “tra le lenzuola” o anche al di fuori di esse con il partner?

Come ho detto prima lo pratico sia “tra le lenzuola” che al di fuori, ma sono due cose totalmente differenti. 

Che differenza c’è tra le due cose? 

Nel bdsm che pratico con gli schiavi non c’è un diretto contatto sessuale, la mistress fa e lo schiavo subisce, ma chi sente effettivo piacere sessuale è solo lo schiavo perché le pratiche lo eccitano fino a raggiungere l’orgasmo. In realtà nulla vieterebbe alla mistress di “concedersi” fisicamente, ma pochissime lo fanno e io non sono tra queste. Quindi in questi casi non c’è una sessualità diretta, so che è un concetto un po’ complicato però è affascinante anche per questo. 

Tra le lenzuola invece è diverso perché innanzitutto c’è un sentimento ben diverso e poi perché io prendo il ruolo opposto. In questo caso il contatto sessuale e diretto c’è, solo che si aggiungono frustate, sculacciate, dialoghi più “aggressivi”. Non faccio tante pratiche però è sempre tutto molto intenso e la sensazione di lasciarsi andare è bellissima. 

Molte persone hanno diversi pregiudizi rispetto al mondo BDSM, vuoi spiegare loro qualcosa in più rispetto a queste pratiche in modo da rompere qualche tabù?

Spesso si pensa in generale che il bdsm sia qualcosa da perfidi, pervertiti e malati perché le pratiche richiamano una certa violenza, ma bisogna capire che non si tratta di vera e propria violenza, ma di una serie di gusti, pratiche e trasgressioni al “vanilla sex” che fanno piacere e che se tutte le persone coinvolte sono d’accordo non c’è nulla di male. Io penso che finché una persona sta bene con i propri gusti sessuali, senza intaccare il benessere proprio e degli altri, non c’è nulla di cui preoccuparsi, è giusto che ognuno si goda la propria sessualità in modo libero e sereno senza sentirsi giudicato. 

La storia di Corin Vane (Pseudonimo): 

Come definiresti a parole tue il BDSM?

Il BDSM è il vivere la propria sessualità al di fuori degli schemi comuni e la propria fisicità al di fuori dei canoni standard del benessere. Non si può definire in modo assoluto se un comportamento sia normale o sbagliato per un determinato contesto, finché esso non lede gli altri individui che ne fanno parte: il dolore si trasforma in un atto fisicamente rilassante, la sottomissione in un comportamento mentalmente stimolante. Questo per me è il BDSM, un ribaltamento del senso comune, ed allo stesso tempo la scoperta ed il superamento dei propri limiti.

Come ti sei avvicinat* a questo mondo?

Il mio scoprire questo mondo è avvenuto in modo molto condizionato: una mia partner mi rivelò di esserne interessata, e questo mi portò a leggere qualche articolo sull’argomento. La prima volta che praticai (se così si può definire) denigrazione, ero molto stranito e contemporaneamente incuriosito: nacque in me il dubbio “questa cosa è sbagliata, ma qui posso farla”. Ricordo ancora la prima scarica di adrenalina della mia prima umiliazione. Successivamente, ho continuato a leggere ed incuriosirmi sempre più scoprendo nuove branche, nuove pratiche interessanti e nuovi limiti personali. Attualmente posso dire di apprezzare sia la degradazione, che la verberazione, che le corde.

Senti di appartenere ad un ruolo in particolare? Se si quale?

Mi definisco switch, ossia oscillante tra la dominazione e la sottomissione, nonostante tenda più a dominare anche se in posizione di bottom. Non apprezzo molto le definizioni strette, vivo i miei kink molto fluidamente. Posso dir quali pratiche prediligo e come prediligo intraprenderle, ma non darmi un ruolo strettamente definito.

Parlandone a livello emotivo, cosa senti quando pratichi BDSM?

Dipende molto dalle pratiche e dalla posizione che ho nel gioco. Trovo rilassanti le pratiche di verberazione subite da bottom ed eccitanti quelle eseguite da top, trovo divertente l’umiliazione, soprattutto in pubblico quando il/la bottom deve fingere che non stia accadendo nulla, oppure subire umiliazione mi genera una piacevole tensione. Le poche volte in cui è capitato di praticare in pubblico, ad esempio durante un play party, cercavo di rendere la cosa più scenica in modo da rendere gli osservatori più incuriositi e traendo soddisfazione nel riuscire ad attirare un pubblico.

Durante la pratica, utilizzi strumenti in particolare? Se si, ti va di parlarmene e descrivere la loro funzione e il modo in cui si possono utilizzare?

La mia disponibilità di attrezzature è attualmente molto piccola, però tra esse ci sono le classiche manette, le corde, la verga, qualche mestolo e quando posso utilizzarlo, il flogger. Mi piacerebbe in futuro possedere una più vasta rastrelliera. Tralasciando le manette, con le corde è piacevole destreggiarsi nelle costrizioni più varie. La mia esperienza non mi permette di eseguire ancora delle sospensioni, ma tra le stimolazioni più apprezzate vi è proprio quella di una sessione di shibari: il bottom viene legato e sospeso dal rigger, che si deve occupare di “coccolare” e stimolare emotivamente il bottom con quel che molti definiscono “un abbraccio di corde”. Vi è anche una parte estetica, tale da render affascinante una performance di legatura anche per chi osserva. La verga (o, in inglese, cane) e i mestoli sono strumenti utilizzati per verberare tipicamente le parti molli (natiche, parte anteriore superiore della coscia, seno, talvolta anche le braccia): mentre lo scopo della verga è principalmente quello di lasciare segni (genera un impatto sferzante e anche una lieve forza genera una tumefazione lieve), quello dei mestoli è di stimolare l’area, generando un dolore più lieve ma distribuito, in modo da non esser percepito a lungo termine, generando tumefazioni. Uno sguardo anche non esperto può notare facilmente le variazioni nel rossore della pelle, che diventa immediatamente calda e particolarmente sensibile agli stimoli tattili, per quello durante l’aftercare diventa piuttosto piacevole l’applicazione di una crema lenitiva fresca. Il flogger, o fustigatore, è un tipo di frusta corta composta da un manico rigido di circa 20cm ed una moltitudine di frangine (prismoidali o piatte) utilizzato per l’impatto a larga area: è adatto ed utilizzato soprattutto per schiena e glutei, anche se si può utilizzare su tutte le parti del corpo eccetto il viso e la spina dorsale. L’impatto generato varia in base alla forza esercitata, per cui si può scegliere di utilizzare lo strumento per riscaldare la pelle prima dell’utilizzo di un altro strumento (è comune che prima di usare una frusta si utilizzi prima il flogger), oppure per generare impatti ad alta intensità e molto distribuiti. C’è così tanto da dire perché è uno strumento che mi piace particolarmente usare sia da top che da bottom.
Di base, qualsiasi cosa vi sia in casa può diventare uno strumento per BDSM. Una chiave dentellata? Può esser usata per un gioco di calore caldo/freddo ed allo stesso tempo graffiare in modo poco incisivo. Un elastico per capelli? La miss potrebbe volerlo legare intorno alle parti intime dell’uomo per creargli una costrizione.

Consenso, safeword, sicurezza e rispetto: perché sono importanti?

Non sono solo importanti, sono necessari sempre e vanno concordati a priori. Sono necessari perché prevengono i danni. Nella cosiddetta fase di contrattazione, la tranquillissima chiacchierata che vi deve esser dopo che due persone decidono di approntare una sessione assieme, vanno descritti limiti di tutti i partecipanti, va definita la capacità di eseguire determinate pratiche, va definita una safeword e soprattutto si deve definire che il consenso può esser ritirato in qualsiasi momento. Io consiglierei una safeword anche in un rapporto vanilla, capita spesso che “no” non venga recepito come “no” ma come “forse”. Senza consenso non ci si muove: l’esecuzione di una pratica senza consenso può causare pesanti status psicologici sia a chi subisce che a chi esegue una pratica. Uno stato di alienazione di uno dei praticanti potrebbe portare gravi conseguenze fisiche. La safeword aiuta a definire quel limite: non possiamo mai sapere cosa accade finché non accade. Potrebbe succedere un imprevisto banalissimo come ad esempio uno starnuto nel momento sbagliato:  la persona si muove e viene eseguita la pratica nel punto/modo sbagliato. Lo riconosco, è un caso piuttosto particolare, ma è efficace nel far comprendere la necessità di una comunicazione sempre attiva. Non varcare mai i limiti, definire a priori cosa vada bene e cosa no, fino a che punto ci si può spingere… tutto questo definisce il rispetto.
Una grossa banalità che purtroppo accade è la presunzione che il ruolo definisca la persona: un* dominante presuntuos* ed un* sottomess* succube sono quasi sempre una pessima accoppiata. La classica frase “tu hai tale ruolo, devi comportarti da tale ruolo” genera un fenomeno di consenso a priori, ossia, l’erronea convinzione che si possa fare di tutto, causando malesseri in entrambe le persone, rischi di carattere sociale (può capitare che alcune persone abbiano difficoltà ad uscire dal ruolo o avendo concesso troppo, mostrano segni in contesti lavorativi) o grossi rischi per la salute.
Apro una parentesi: molto spesso si ignora il “consenso di chi guarda”. In un contesto privato, come potrebbe esser anche una normale cena tra un gruppo di amici, potrebbero accadere delle effusioni: dato che l’atto, per quanto lieve, potrebbe creare disagio e vi potrebbe esser l’impossibilità di allontanarsi, ci si dovrebbe sempre interrogare (o interrogare i presenti) sulle azioni che si possono mostrare. Un esempio molto semplice per un contesto BDSM è la visione del sangue da parte dei presenti, che se magari dai partner praticanti è tollerata, non lo è dagli osservanti.

Per quanto ti riguarda, pratichi BDSM solamente “tra le lenzuola” o anche al di fuori di esse con il partner?

Pratico anche al di fuori della vita intima. Il BDSM è spesso un gioco, applicabile anche in contesti non erotici. Inoltre nei play party, eventi in cui si pratica in presenza di altre persone, vi è la regola esplicita del no-sex, per cui ci si limita alle pratiche che escludano l’interazione tra i genitali o reciproche zone erogene.
Attualmente, non ho un* play partner fiss*, per cui è più probabile praticare in contesto pubblico.

Molte persone hanno diversi pregiudizi rispetto al mondo BDSM, vuoi spiegare loro qualcosa in più rispetto a queste pratiche in modo da rompere qualche tabù?

Il BDSM genera lo stereotipo che chi lo pratica sia brutto e cattivo, malintenzionato e dannoso, deviato e da ricoverare. Queste parole me le ha rivolte una persona molto vicina, per cui ne ho accusato direttamente il peso. Si tratta di tutto l’opposto: potrei dare spiegazioni di varia natura, ma il più semplice invito che potrei fare per sciogliere ogni dubbio è invitare ciascuno a chiedersi che cosa gli piaccia. La domanda, così posta, è molto generica: non sempre un uomo sottomesso è un debole nella vita di tutti i giorni, o una donna sottomessa è una ragazza triste che soffre di carenza di attenzioni, viceversa un dominante non è un uomo necessariamente violento che cerchi un pretesto ed una miss è una donna acida che ce l’ha a morte con tutti gli uomini.
Diviene necessario ribadire che esiste un BDSM sano, e qui non mi limito all’SSC ma anche al RACK, ed uno non sano. Come distinguerli è semplice: quando si ha piena consapevolezza di quel che si affronta, ogni secondo, dei rischi, dei limiti e dei freni da porsi, allora il BDSM si può praticare in sicurezza. Anzi, comparando il rischio tra un rapporto sessuale vanilla ed un rapporto non sessuale BDSM, nel primo caso si sottovalutano maggiormente i rischi proprio perché non tangibili.
Il mio unico auspicio è che, come si è iniziato a considerare socialmente accettato il rapporto anale e si sta iniziando a considerare socialmente accettabile lo shibari, si arrivi a comprendere che finché una pratica non ci riguarda direttamente e non crei disagio psicofisico a chi la pratica, non spetti a noi dettarne giudizio.

La storia di Carmelo Paone:

(è il suo nome reale perchè ha acconsentito alla pubblicazione)

Come definiresti a parole tue il BDSM?

Il BDSM è da un punto di vista individuale è un modo per esplorare la propria sessualità, le proprie paure e per affrontare i propri limiti mentre da un punto di vista di una relazione, permette ad entrambi i partner di rafforzare e ampliare il rapporto tramite una grande fiducia quale necessario in un contesto del genere.

Come ti sei avvicinato a questo mondo?

Fino all’età di 23 anni solo l’idea di certe pratiche mi facevano paura, poi complice il successo mondiale del film 50 sfumature ho iniziato a vedere il BDSM sotto un’altra prospettiva. Da li è iniziato il mio studio della disciplina fino ad arrivare a metterla in pratica.

Senti di appartenere ad un ruolo in particolare? Se si quale?

Credo che per quanto sia una persona curiosa e vogliosa di sperimentare, personalmente mi trovo molto bene nel ruolo di dominante. Adoro avere il controllo della situazione e dirigere ogni sessione come un direttore d’orchestra.

Parlandone a livello emotivo, cosa senti quando pratichi BDSM?

Le emozioni variano da volta in volta, dipende dal mood della mia schiava e dal mio, ma in gran parte ho anche una vera sadica che adoro far uscire fuori in quei momenti e quindi credo che l’emozione più forte insieme all’eccitazione sia il senso di libertà d’espressione nel poter vivere le mie fantasie, il tutto seguito da una grandissima concentrazione.

Durante la pratica, utilizzi strumenti in particolare? Se si, ti va di parlarmene e descrivere la loro funzione e il modo in cui si possono utilizzare?

Partendo dal principio non avevo nessun tipo di strumento e quindi improvvisavo con oggetti trovati a casa come ad esempio delle pantofole e delle palette da cucina da utilizzare sotto forma di paddle, ovvero una bacchetta che ricorda la forma di una mano per via della sua forma piatta e larga, l’ideale per iniziare ad esempio per dare sculacciate. O ad esempio altro ottimo alleato sono le mollette per capezzoli: queste si usano comunemente nei capezzoli ma anche in punti molto più sensibili, come le grandi e le piccole labbra.

Col tempo poi ovviamente ho comprato diversi strumenti ma il mio preferito rimane il gatto a 9 corde, ossia il classico frustino e le corde per poter avere il massimo controllo fisico sulla mia sottomessa.

Consenso, safeword, sicurezza e rispetto: perché sono importanti?

Semplicemente perché sono alla base di qualsiasi rapporto umano. All’interno del contesto bdsm dato il contesto di riferimento è fondamentale utilizzare in primis una regola di base che è SSC: Sano, sicuro e consensuale questo permette a entrambi i partner di circoscrivere il loro rapporto e di mettere chiarezza su quello che vogliono e quello che non vogliono.

Per quanto riguarda la sicurezza è fondamentale evitare di sperimentare specialmente con le corde senza aver capito esattamente cosa si stia facendo, i rischi sono la vita stessa, quindi prima di ogni forma di legatura è fondamentale sapere cosa si stia facendo.

Infine per me la safeword è fondamentale specialmente quando i due partner non si conoscono molto ed è anche un modo per il bottom di sentirsi in grado di poter interrompere il gioco quando e se si superano certi limiti. Personalmente io sono convinto che un bravo Master dovrebbe sapere fino a dove può spingersi in modo da evitare da far arrivare il bottom al punto di pronunciare la safeword.

Per quanto ti riguarda, pratichi BDSM solamente “tra le lenzuola” o anche al di fuori di esse con il partner?

Quando si parla di un rapporto BDSM con un partner fisso è meraviglioso sperimentare anche fuori dal letto e in determinate circostanze questo mondo. Per fare un esempio pratico, a volte basta “ordinare” alla mia sottomessa di fare qualcosa di imbarazzante come stare senza mutandine mentre magari siamo al ristorante per riuscire a vedere fino a che punto lei è in grado di spingersi. Il tutto ovviamente senza fare nulla di illegale.

Molte persone hanno diversi pregiudizi rispetto al mondo BDSM, vuoi spiegare loro qualcosa in più rispetto a queste pratiche in modo da rompere qualche tabù?

Esiste un alone molto negativo nei confronti di questo mondo, specie in paesi abbastanza bigotti come l’Italia, ma io credo che sperimentare la propria sessualità specie in un rapporto di coppia, rispettando i limiti prestabiliti può solo portarci a vivere una sessualità più consapevole.

Inoltre le pratiche di riferimento sono tante e quello che suggerisco a tutti coloro che vogliono intraprendere questo percorso è semplicemente di studiare e di informarsi da persone che in modo sano praticano BDSM.

Ci tengo a ringraziare tantissimo queste persone che oltre ad essere miei follower si sono resi disponibili per raccontare le loro storie e i loro punti di vista preziosi. Spero davvero che questi racconti aiutino anche i più dubbiosi a comprendere le pratiche BDSM senza giudicarle negativamente.

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Per avere una panoramica più ampia rispetto ai disturbi sessuali e alla sessuologia clinica contemporanea, potete guardare la mia intervista per Medicina Regione Lazio presso Radio Roma Capitale.

Per informazioni:
Dott.ssa Veronica Cicirelli – Psicologa, Psicosessuologa.
💌 veronica_cicirelli@hotmail.it
☎ 3775374456

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