Binge watching: Abbuffate di serie tv.

 

Binge watching: Abbuffate di serie tv.

Cos’è il binge watching? Si riferisce all’azione di abbuffarsi, ma non di cibo, bensì di serie tv e telefilm. Una “maratona” televisiva che obbliga a incollarsi al televisore, o al computer, per diverse ore consecutive.

Il moltiplicarsi di piattaforme con un’offerta di programmi in streaming (film, show televisivi, serie TV, cartoni…) ha progressivamente modificato il nostro modo di “consumare” tali prodotti: abbiamo la possibilità di accedere a una quantità enorme di programmi con solo un “click”, senza attendere la messa in onda di settimana in settimana e senza l’interruzione della pubblicità (Smith, 2014).

Proprio come nei disturbi alimentari, anche nella dipendenza da serie tv si riscontra una significativa sensazione di perdita di controllo durante l’atto di abbuffarsi, come se la persona non fosse in grado di interrompere quell’attività considerata in modo negativo: spesso si riscontra la volontà di fermare l’abbuffata ma la totale incapacità di opporsi allo stimolo. La perdita di controllo rappresenta, quindi, un elemento fondante il disturbo, il quale è strettamente collegato a difficoltà nella regolazione delle emozioni, che rappresenta il principale fattore scatenante le abbuffate.

Qualora diventasse frequente, il binge-watching rischia di trasformarsi in una forma di dipendenza. Infatti essa presenta uno spettro sintomatologico simile a quelli riscontrato nelle tossicodipendenze: sono presenti in entrambi i casi fenomeni di craving ed astinenza ed una serie di conseguenze sul funzionamento sociale e lavorativo che impattano largamente sulla qualità della vita. Per quanto riguarda il funzionamento cerebrale, inoltre, le dipendenze coinvolgono i medesimi circuiti nervosi: esse agiscono sul sistema di ricompensa, che è responsabile del rilascio di dopamina, che innesca la sensazione di benessere conseguente all’assunzione della sostanza. Secondo Kymberly Young (2009), l’abuso di Internet genera una mole di conseguenze nocive per la salute che possono essere raggruppate in quattro macro-categorie: l’ambito relazionale, quello lavorativo o scolastico, l’ambito della salute e quello finanziario.

Pare che, una volta conclusa l’ultima stagione della nostra serie tv preferita, sperimentiamo un forte senso di vuoto, di abbandono da qualcosa da cui ha avuto compagnia per lunghi giorni. È la malattia del nostro tempo, qualcosa di nuovo, ma altamente diffuso. Riconoscerlo è quasi semplice: una volta finita l’ultima puntata ci si sente tristi, irrequieti, vuoti, come se non ci fosse più quella cosa che ci fa stare bene.

Netflix è l’orizzonte imprescindibile con cui gli autori e gli spettatori devono ormai confrontarsi, specialmente per ragionare sull’addiction, ovvero la dipendenza,  generata da questo nuovo modello del “tutto e subito”.  L’azzeramento dell’attesa in favore di un tutto e subito, che dal tormento della privazione conduce all’abbuffata bulimica  e tante altre sottili ma radicali mutazioni,  cambiano, di fatto, il tipo di dipendenza.

Le serie tv vengono espressamente concepite al fine di creare nel pubblico un meccanismo di fidelizzazione e affezione: la continuità e il diluirsi di una storia nel tempo ci consentono infatti di instaurare con i personaggi un rapporto molto meno effimero di quanto non avvenga con un semplice film. Qui abbiamo un mondo narrativo che di episodio in episodio si arricchisce di dettagli e comincia a scorrere quasi parallelamente alla nostra quotidianità.

L’ Università di Melbourne ha svolto una ricerca per testare l’impatto di questo comportamento sulla memoria e sulla comprensione.  Le argomentazioni contro le abbuffate di Netflix si concentrano in genere sugli effetti negativi rispetto alla salute: lo stare seduti a lungo in posizioni poco idonee per la nostra schiena e sull’evitare il contatto sociale, che, è vero, sono gli stessi effetti che possono derivare dalla visione di un blocco completo della commedia del giovedì sera sulla rete TV. Tuttavia, questo studio ci dice che secondo un’analisi svolta su due gruppi, il gruppo che ha guardato un episodio alla settimana non solo ha apprezzato di più lo spettacolo, ma ha anche conservato la memoria più forte rispetto ai dettagli della trama. Al contrario, il gruppo che ha guardato tutti gli episodi di una serie tv di seguito ha dimenticato la maggior parte dei dettagli entro la fine dello studio e ha riferito di godersi lo spettacolo “significativamente meno”. In breve, guardare una serie più lentamente coincide con un maggiore impatto emotivo e godibilità.

La linea che separa lo svago davanti a una serie tv dalla tendenza a starci incollato per ore, con la difficoltà a staccarsene, risulta essere talvolta sottile e difficile da comprendere e, soprattutto, tra trattare. Chiedersi, dunque, se un comportamento è utile, e se non distoglie da attività più importanti per il proprio benessere, può essere sicuramente una buona strada. 

Per informazioni:
Dott.ssa Veronica Cicirelli – Psicologa, Psicosessuologa.
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